INCHIESTA SULLA PESCA SPORTIVA
La pesca sportiva: quale impatto sugli stock ittici?
La pesca sportiva o pesca dilettantistica, regolamentata dall'articolo 6 della Legge numero 963 del 14 luglio 1965, affonda le radici nelle tradizioni della cultura del nostro paese ormai da secoli. La pesca sportiva diversamente dalla pesca professionale, non è mai stata regolamentata con una legge chiara; la legge italiana, ormai obsoleta, prende spunto delle vecchie normative spagnole e francesi seguendo quindi un percorso "Mediterraneo".
La pesca sportiva ad oggi non è mai stata oggetto di valutazioni da parte della comunità scientifica, pertanto nessun ente statale si è mai interessato a valutare quanto la pesca dilettantistica influisca sulla notevole riduzione degli stock ittici (vedi la specie Thunnus thynnus). La pesca sportiva è praticata in tutta la nostra nazione con un folto numero di sostenitori e praticanti, da nord a sud sono migliaia i pescasportivi che si riuniscono in società a cui fa capo la FIPSAS ovvero la federazione nazionale pesca sportiva ed attività subacquee.
Una nostra attenta valutazione da un paio di anni a questa parte è stata quella di osservare quanti pescatori preparano le loro attrezzature e si avvicinano alla pesca, e quanti di essi hanno un minimo di concezione delle regole.
Il risultato è sconfortante, la tabella delle misure minime sembra essere una novità per tutti i pescatori occasionali come lo è anche la regolamentazione sulla quantità massima delle catture.
I pescatori sportivi possono dividersi in due principali categorie: gli occasionali e gli sportivi in quanto tali. Gli occasionali come già detto, non sono a conoscenza delle principali regolamentazioni, questo perché entrare a conoscenza delle regole è spesso complicato. Spesso i pescatori occasionali sono minorenni o gente alle prime armi che si recano in mare sulla spiaggia, lagune o moli, e per loro anche la cattura di prede di piccole dimensioni diventa motivo di grande gioia. Non avendo ancora acquisito il concetto del catch-and-release, dall’inglese cattura e rilascia o del No-kill, spesso sottraggono esemplari sottomisura all’ambiente marino e ciò non fa altro che contribuire ulteriormente alla diminuzione degli stock ittici specialmente delle specie costiere.
Il pescatore sportivo in quanto tale, invece sia per passione ma anche per esperienza si informa con colleghi pescatori o sempre più spesso viene informato grazie ai sistemi telematici (internet in tal senso risulta essere un grosso aiuto nell’informatizzazione). Forum e siti internet sono ormai punti di riferimento per i pescatori dilettantistici. Come lo sono anche le riviste specialistiche di settore, benché in questo periodo la crisi dell’editoria sia molto forte, le riviste più quotate non hanno perso in termini di qualità aggiornando anche dal punto di vista legislativo il lettore.
Il Pescatore sportivo in Italia
Nella nostra nazione i pesca-sportivi sono circa 1.300.000 di cui l’87.8% sono uomini (Fonte dati: ACN Nielsen CPS Panel Survey). Circa il 75% dei pescatori sportivi sono pescatori d’acqua salata, e una grossa fetta dei pescatori d’acqua salata è fatta proprio da pescatori occasionali.
La percentuale di pescatori donne è circa il 12% sulla totalità dei pescatori, cioè circa 16.000 sul tutto il territorio nazionale.
Dati sconfortanti
Durante l’anno solare 2010 abbiamo osservato ed annotato il numero di persone che si è recato a pesca da terra, su moli, scogliere o spiagge nella costa sud occidentale Siciliana. Né è venuto fuori da una prima osservazione dei grafici un andamento ovviamente stagionale, che aumenta o diminuisce in relazione alle temperature In una linea di costa lunga esattamente 25 Km sono stati annotati su base statistica 4960 pescatori sportivi che si sono recati in pesca durante i week-end del 2010. Ciò significa che su 7000 Km di coste italiane sono circa 1.380.000 (dato concorde con i parametri pervenuti fino ad oggi) i pescatori che si dedicano alla pesca sportiva in mare in Italia.
Il grafico indica il numero di pescatori e/o di persone con attrezzatura da pesca recatisi lungo la costa da Sciacca a Mazara (Contrada Pozzitello) durante i week end del 2010 fatta eccezzione per il mese di Dicembre
Adesso facciamo un’ipotesi
Mettiamo che ad ogni pescata, ogni pescatore si ritrovi all'amo una preda sottomisura. Ed ipotizziamo che ognuno di essi una volta slamata la preda la lasci in balia del suo destino morente sul molo.
Ciò significa che ogni anno verranno a mancare circa 1.380.000 esemplari dalle acque costiere Italiane che ancora non avevano raggiunto la maturità sessuale. Su un peso medio di 60 gr. per preda sottomisura (Fonte dati: Pesca con il Palamito nel golfo di Castellammare) verrebbero sottratte circa 83.328 tonnellate di biomassa.
Il dato è ancora più sconfortante se pensiamo che tra i nostri dati mancano all’appello i barcaioli, i pescatori in apnea, tutti i pescatori che si sono recati in pesca nei giorni feriali e tutti i garisti. La mancanza di questi ultimi in realtà non falsa il risultato in quanto i garisti sono i primi ad essere precisi e corretti ma soprattutto ben informati sulle regole che la Fipsas impone.
In mare ovviamente non si può vietare la pesca sportiva ne tantomeno si può gestire come un bacino chiuso, bisogna informare il pescasportivo, regolamentare e controllare. Bisogna insistere con l’informazione da parte delle autorità competenti, seguire poche regole e applicarle tutte. Il modo migliore per proteggere il mare è conoscerlo.
Se amate la pesca o volete avvicinarvi a questo sport, andate a dare un’occhiata al sito della FIPSAS, sicuramente potrà esservi d’aiuto.
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